domenica, novembre 27, 2005

un incontro...( final version..16dec 05)

volevo davvero fare un incontro. In un pomeriggio che doveva essere uguale a tanti altri che lo precedettero e che lo avrebbero seguito, io decisi di fare una passegigata; una passeggiata decisa quindi dal caso che non fosse il caso farla, infatti la già pedante giornata era anche dalle prime ore della mattina, candeggiata da una pioggerellina fastidiosamente fine, ma fitta ed insistentemente provocatoria.

Ricordo che guardando il cielo e le sue nubi sformate, gli chiesi “perché cazzo stai ad ascoltare, a spiare ciò che voglio fare? Ti piace rovinarmi ogni idea che mi viene?”

Non appena finii il mio sfogo dovetti subito pentirmene, ciò che prima era fine divenne pesante e l'indecisione delle nubi, si accaniva ora esattamente sopra la mia testa..

Non mi restava che consolarmi a modo mio, sarei uscito comunque e senza ombrello, quanto é vero che James Dean fu ritratto al meglio di se fradicio, le spalle strette per permettere al bavero di coprire almeno le punte dei capelli dall'acqua. Avrei messo anch'io le mani in tasca cosi da poterle usare non appena avessi fatto il mio incontro, per proteggere la fiamma di un accendino, per stringere una mano o addirittura accarezzare un viso senza le dita fredde ed umide, rovinassero l'attimo del contatto.


James D. fu ritratto in una strada di New York, in un angolo colorato dai mattoni rossastri delle case popolari, dove le linee asimmetriche delle scale anti-incendio univano l'uomo e la strada, che per uno scherzo della prospettiva, sembrava senza fine cosi' come senza fine pareva essere il cielo e la pioggia che gli cadeva addosso.

Fu cosi che anch'io presi ad atteggiarmi a non avere una meta precisa, proprio come lui in quella infinita strada, solo che nel mio caso non essendo James D. ne meno che meno in una periferia di NEW YORK, dovetti “atteggiarmi”piu' che potevo per riuscire nell'intento di convincere chi mi incrociava di non essere un derelitto senza casa ma soprattutto senza ombrello.

Gia' l'ombrello...da queste parti, nella provincia ,in quegli anni molto piu' che oggi, non averlo quando pioveva era gia'un buon motivo per chiunque volesse includerti in qualche categoria di emarginati, dellle quali la piu' comunemente usata era “ DROGATI!!!!”

Comunque anche oggi non lo porto mai con me qualunque sia la portata della nuvola che mi segue, saldo nel mio credo che anche se mi seguisse un uragano, a poco mi servirebbe.


Ricordo i portici umidi, stizziti come un cane uscito dalla vasca da bagno, nell'espressione della gente vi leggevo i pensieri piu' disparati tutti comunque uniti dal disappunto di doverli affrontare sotto questa pioggia.Io rispondevo a loro con la stravaganza inconscia del bello e dannato, ed invece del disappunto , grazie all'atteggiarmi di cui parlavo, sul mio viso vi si leggeva "quasi quasi spero che il tempo resti per sempre cosi'..."


Ed invece no! Dentro avrei voluto fermare, oltre alla fastidiosissima acqua anche questo ansioso girare, girare a vuoto, simulando fretta e impegni superiori, e quindi da affrontare contro ogni avversita' atmosferica.

Daltronde non avrei mai accetato di tornare a casa , o di essermi bagnato inutilmente, fuori e dentro il mio nuovo ego.


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Ecco si paventava un barlume d idea verso lo scopo di cotanta sofferenza, incontrando qualcuno avrei potuto fingere di essere indignato, perche' qualcun altro non era venuto ad un inesistente appuntamento, e forse se mi reggeva il gel extra strong cio' avrebbe anche potuto interessare la persona.

se fosse stato un uomo ne avrei fatto un suddito al contrario se avessi incontrato una donna le avrei lasciato l'immagine subliminale di cui vi parlavo prima,i bassifondi del bronx, un cielo terso, gocce di caratura diversa che si infrangevano sul mio viso facendone a seconda se cadevano sul viso o sul cappotto , perle o diamanti, e lei , e lei si sarebbe innamorata..ed io io ne avrei goduto dei suoi sguardi luccicanti fino al punto in cui soddisfatto dal freddo mi sarei congedato salutandola baciandole i polsi , per delicatezza ed educazione avrei lasciato le guance alle prossime piogge. sparendo come un conte nel suo mantello, con educata maleducazione.


incontrai un cane che per assurdo non era stizzito ..mi guardo poi decise che non ero io per lui l'incontro del giorno.

la fermata dell'autobus non era lontana e nel percorlerla , mi incamminai lungo un arco al lato di un cinema centrale che ora non esiste piu', la strada in leggera discesa svoltava seccamente a destra ed io la fesi tutta di un fiato come il mio alter-ego del giorno avrebbe fatto.

erano due occhi azzurri ed un mare di bellezza , anch'essa travestita in un icona che non riconobbi se non dopo troppi passi di timidezza bagnata da una preannunciata delusione.

ed un autobus che per una volta era in orario senza dover accendere una sigaretta.

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